venerdì 16 novembre 2007

Registi della nostra vita

Avete sentito quanti registi in erba cova in seno l'Italia?
Grazie a YouTube e ai cellulari di ultima generazione, ormai frotte di potenziali registi horror girano a piede libero per le vie del Bel Paese.

Di strada devono farne decisamente ancora molta, mancano di fantasia: sempre le stesse scene viste e riviste, disabili picchiati e derisi, riprese di vittime di incidenti... Insomma, diciamocelo, a questo CSI e il filone dei polizieschi in generale ci ha abituato da tempo, ormai non ci impressioniamo più per una mano mozza o una testa aperta. Ci vuole ben altro!

Però diamo a Cesare quel che è di Cesare e ammettiamolo: questi ragazzi ce la mettono proprio tutta.
Sono sempre pronti a scattare quando la situazione è potenzialmente da Oscar: una compagna di classe finisce sotto le ruote di un autobus e il suo corpo è orribilmente mutilato? Eccoli lì, cellulare alla mano, novelli Zeffirelli, a cercare la fama dietro l'obiettivo.
I red carpet dei festival del cinema aspettano già i loro giovani piedi in un prossimo futuro.

Noi vecchi delle generazioni precedenti non capiamo i bisogni di questi giovani, per questo li critichiamo!
Dobbiamo cercare di andare loro incontro, essere comprensivi e permissivi come i loro genitori. Quei genitori che hanno messo loro in mano una dispositivo di cui questi ragazzini non capiscono nemmeno il valore, economico come etico. Uno stupido cellulare che in mano a questi baby-criminali diventa un'arma di distruzione della morale di massa.

Questo è il nostro futuro signori, questo è ciò che ci aspetta. E, udite udite, siamo stati noi a crearlo. Li Abbiamo allevati e armati noi, gli abbiamo dato noi i valori su cui costruire le loro vite e con cui distruggere le nostre.

giovedì 8 novembre 2007

Giusto e anche sbagliato

Certo che la vita è davvero severa.
Non voglio pronunciare luoghi comuni tipo che sia crudele, che siamo nati per soffrire, che non esiste più la mezza stagione... Vediamo invece di essere più concreti.

Di lezioni, che siano di zucchero o di olio di ricino, ce ne riserva a decine e, ammettiamolo pure, al 100esimo cucchiaino di fiele pensiamo di esserci ormai fatti le ossa. Siamo più preparati, abbiamo le spalle più ampie, sopportiamo meglio le bastonate...

Poi arriva una telefonata di amici a cui vuoi un bene dell'anima... che ti dicono di un lutto nella loro famiglia. Ne avverti nella voce tutto il dolore, la tragedia composta, ti raccontano come è stato... E i bicipiti gonfiati da "palestrato della sofferenza" si accasciano con un sonoro pssssss...

Non so che fare.
Andiamo a trovarli piombandogli in casa, quando magari avrebbero piacere di restare in famiglia in un momento simile. Mi pare inopportuno.
Gli mandiamo un telegramma. Però non sarà un po' troppo scostante? Sa di "partecipiamo al vostro dolore anche da lontano" il più lontano possibile.
Andiamo ai funerali. Anche se il defunto l'abbiamo (mi pare) intravisto una sola volta. Si è vero, noi andiamo per i vivi, non per i morti... ma il resto del parentame vivo e vegeto non ci considererà di troppo? Non disturberemo il loro dolore?

E' proprio quando vorresti dimostrare il più possibile la tua partecipazione e il tuo sincero affetto, non sai più che pesci prendere.

Alla fine qualunque cosa fai è giusta... oppure è sbagliata. Dipende da che lato la guardi.
Gli unici bicipiti della vita sono l'affetto e l'istinto del momento.
Chi ti ama sa cosa vuoi dire e perché. Tutti gli altri... bhe, almeno diamo loro qualcosa di cui discutere.