mercoledì 6 giugno 2007

Riding on a train (seconda parte)

Riassunto della puntata precedente: Gianni "the bastard inside" si trova a dividere lo scompartimento con un simpatico e (troppo) socievole vecchietto e una ragazza la cui presenza risulta irrilevante e inutile.

[...]
"Ma stavate in pianura?"

Alla fine il fetente che c'è in me si era fatto vivo...
Ma io non sono cattivo, piuttosto ho un dispositivo di difesa un pò troppo sensibile: scatta facilmente al minimo allarme. Quando si intrufola un virus in corpo entrano in azione gli anticorpi, no? Ecco, io ho i globuli bianchi anti-seccature, efficaci contro noia, pianti isterici, logorrea ed un'ampia gamma di seccature assortite.
Il nome scientifico è globuli ignobilorum, anche detti globuli spregevoli.

"Si, stavamo in pianura. Un bel pezzo di terra. Mio padre usciva tutte le mattine..."

Ah... Stai a vedere che il vecchio aveva l'antitodo.
Aveva risposto alla mia ironica domanda con assoluta compostezza e malcelato entusiasmo. Forse la cosa più ovvia da chiedere in quei casi era proprio la condizione del terreno. Non ci avevo pensato.
Non l'avevo molto impressionato a quanto pareva. Di sicuro non gli avevo fatto perdere il filo del discorso. Anzi, l'attenzione della platea lo incoraggiava.

L'avvincente racconto della sua vita continuava senza posa e senza pause; buttavo lo sguardo attorno alla ricerca di una scappatoia. Vediamo... Al bagno? No, è da troppo che non faccio l'antitetanica. Dico che vado a fumare! No... se no per restare fuori il più a lungo possibile è la volta che prendo il vizio.

La ragazza intanto si faceva i fatti suoi, apparentemente ignara della tragedia che si stava consumando, e di sicuro in lei non avrei trovato aiuto. Dovrebbero condannare anche questa come un'omissione di soccorso.

L'attacco di logorrea era a raffica adesso, coglievo solo alcune parole, mamma, patate, fame, ehhh caro mio!, campo, arare, muli... Vacillavo.

"Ma la vegetazione era già spontanea?"

ZAC! I miei globuli spregevoli contrattaccavano con le loro minc---nate.

"Si ma noi si lavorava sodo! Caro mio, non era mica come adesso che le case sono di cemento! Si lavorava nei campi e si arava e mio padre amava mia madre. Una bella coppia. Sa ad esempio i mattoni che c'erano una volta..."

ODDIO! NON POTEVO CREDERCI! UN ATTACCO DI GLOBULI SPREGEVOLI!!!
Era un attacco in piena regola, con le sue incongruenze bastarde e l'ipnosi dell'interlocutore...
Prendo il cellulare in mano e fingo di dover mandare un messaggio importante: questione di vita o di morte. Ma lui, impietoso continua a parlare.
Invio un sms a mia sorella:

Sono sul treno per andare a trovare Maurizio. C'è un signore anziano che è tipo nonno Simpson, mi sta raccontando di tutto. Ho iniziato a interromperlo con interventi idioti, tipo: "Ma stavate in pianura?", oppure "Ma la vegetazione era
già spontanea?" e mi risponde come fossero le domande più attinenti da fare. Poi
riprende. Devo chiedergli se il burro di bufala veniva già pastorizzato con il
butirro.


Bip, bip. Mia sorella risponde:

Digli che quando abitavamo a Roma avevamo una mucca in appartamento ma soffriva troppo e abbiamo dovuto sopprimerla.


He he he, vedi se non sono genetici i globuli ignobilorum! Ma il vecchio la sapeva lunga. Avvertì un altro stralcio del suo monologo: "...ma la casa di campagna era in muratura, eh? Mica di cemento comelefannoadessonononocaroleieeeehssì, mica no, muratura e via! Pedalare! Il cemento costava e mio padre era del 1884..."

"Eh si, che poi la riggiola da esterno è stata adottata molto dopo!"
ZAC, ZAC, ZAC, touche! Nuova linfa vitale scorreva nelle mie vene.
La riggiola! Ma come mi venivano in mente 'ste cacchiate? Mah, forse ha ragione mia madre, a non riposare di più tra un turno e l'altro di lavoro mi si era bruciato qualche neurone.

“E’ che una volta le cose si facevano diversamente, non erano così... Quando ero bambino e mio padre, che era del 1884, lavorava nei campi...”
”Eh, come è vero” lo interruppi “sa per esempio, dove lavoro io, è cambiato tutto. Un mio collega che lavorava con me nel... guardi, le parlo... eh si! Le parlo addirittura del... due... m... ila... quattro! Duemilaquattro! La bellezza di... TRE anni fa!” l’avevo detto con una disinvoltura sfacciata, allungando quell’anno al di là dei suoi 365 sacri giorni, come se il 1884 e il 2007 si distanziassero di una manciata di mesi.Quando il loquace signore scese dal treno, ormai ero soddisfatto. Sorridevo sornione mentre un oooommmmm risuonava al mio interno, il mio io saturo di una calda calma da cannabis.

“Tante buone cose e arrivederci!” Solo se non dovessi avere altra scelta, pensai.
Mentre andavo incontro ai miei amici alla stazione di Capaccio, prendevo mentalmente nota dell'orario di ritorno del gentile vecchietto. Per fortuna il biglietto ce l'avevo per il treno precedente.


(fine)
Tratto da una storia vera
Si ringrazia Gianni, il vecchietto e le ferrovie italiane

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