venerdì 16 novembre 2007

Registi della nostra vita

Avete sentito quanti registi in erba cova in seno l'Italia?
Grazie a YouTube e ai cellulari di ultima generazione, ormai frotte di potenziali registi horror girano a piede libero per le vie del Bel Paese.

Di strada devono farne decisamente ancora molta, mancano di fantasia: sempre le stesse scene viste e riviste, disabili picchiati e derisi, riprese di vittime di incidenti... Insomma, diciamocelo, a questo CSI e il filone dei polizieschi in generale ci ha abituato da tempo, ormai non ci impressioniamo più per una mano mozza o una testa aperta. Ci vuole ben altro!

Però diamo a Cesare quel che è di Cesare e ammettiamolo: questi ragazzi ce la mettono proprio tutta.
Sono sempre pronti a scattare quando la situazione è potenzialmente da Oscar: una compagna di classe finisce sotto le ruote di un autobus e il suo corpo è orribilmente mutilato? Eccoli lì, cellulare alla mano, novelli Zeffirelli, a cercare la fama dietro l'obiettivo.
I red carpet dei festival del cinema aspettano già i loro giovani piedi in un prossimo futuro.

Noi vecchi delle generazioni precedenti non capiamo i bisogni di questi giovani, per questo li critichiamo!
Dobbiamo cercare di andare loro incontro, essere comprensivi e permissivi come i loro genitori. Quei genitori che hanno messo loro in mano una dispositivo di cui questi ragazzini non capiscono nemmeno il valore, economico come etico. Uno stupido cellulare che in mano a questi baby-criminali diventa un'arma di distruzione della morale di massa.

Questo è il nostro futuro signori, questo è ciò che ci aspetta. E, udite udite, siamo stati noi a crearlo. Li Abbiamo allevati e armati noi, gli abbiamo dato noi i valori su cui costruire le loro vite e con cui distruggere le nostre.

giovedì 8 novembre 2007

Giusto e anche sbagliato

Certo che la vita è davvero severa.
Non voglio pronunciare luoghi comuni tipo che sia crudele, che siamo nati per soffrire, che non esiste più la mezza stagione... Vediamo invece di essere più concreti.

Di lezioni, che siano di zucchero o di olio di ricino, ce ne riserva a decine e, ammettiamolo pure, al 100esimo cucchiaino di fiele pensiamo di esserci ormai fatti le ossa. Siamo più preparati, abbiamo le spalle più ampie, sopportiamo meglio le bastonate...

Poi arriva una telefonata di amici a cui vuoi un bene dell'anima... che ti dicono di un lutto nella loro famiglia. Ne avverti nella voce tutto il dolore, la tragedia composta, ti raccontano come è stato... E i bicipiti gonfiati da "palestrato della sofferenza" si accasciano con un sonoro pssssss...

Non so che fare.
Andiamo a trovarli piombandogli in casa, quando magari avrebbero piacere di restare in famiglia in un momento simile. Mi pare inopportuno.
Gli mandiamo un telegramma. Però non sarà un po' troppo scostante? Sa di "partecipiamo al vostro dolore anche da lontano" il più lontano possibile.
Andiamo ai funerali. Anche se il defunto l'abbiamo (mi pare) intravisto una sola volta. Si è vero, noi andiamo per i vivi, non per i morti... ma il resto del parentame vivo e vegeto non ci considererà di troppo? Non disturberemo il loro dolore?

E' proprio quando vorresti dimostrare il più possibile la tua partecipazione e il tuo sincero affetto, non sai più che pesci prendere.

Alla fine qualunque cosa fai è giusta... oppure è sbagliata. Dipende da che lato la guardi.
Gli unici bicipiti della vita sono l'affetto e l'istinto del momento.
Chi ti ama sa cosa vuoi dire e perché. Tutti gli altri... bhe, almeno diamo loro qualcosa di cui discutere.

martedì 2 ottobre 2007

Un compleanno importante

Oggi si festeggia un compleanno davvero speciale.
Se siete nel popolo dei viaggiatori romani by feet, di quelli da "viviamo la vita con il brivido dell'imprevisto", sì, insomma, quelli da mezzi pubblici della capitale... Se siete "dei miei" anche voi, forse avete preso City stamattina.


Tra tutte le notizie tragiche di oggi, di ieri e le immancabili catastrofi previste nel prossimo futuro (prossimo perché un fututo "lontano", da quello che dicono, non ci sarà), un angolino di pagina era riservato a degli auguri speciali:

COMPLEANNO GANDHI - GIORNATA MONDIALE DELLA NON VIOLENZA
Gandhi nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, in India. Da oggi il suo compleanno sarà celebrato in tutto il mondo come Giornata Internazionale della Non Violenza.


Ottimo. Mi chiedo se ce la faremo a festeggiarlo.


Intanto sulla prima pagina del succitato quotidiano gratuito proprio stamane campeggiava una foto agghiacciante: lo scempio del corpo di un monaco buddista riverso in acqua. Straziato, umiliato. Morto.
E i monaci buddhisti di tutto il mondo che manifestano la loro solidarietà con i colleghi birmani, contro la dittatura (una parola che fa paura anche scrivere). Una dittatura che l'Occidente vuole combattere con la diplomazia stavolta... I marines non partiranno alla volta della Birmania in nome dei sacri valori dell'Occidente cristiano. Per fortuna.
Forse dovremmo suggerire a dei delegati ONU di "trovare" armi di distruzione di massa birmane... o forse no. Meglio di no.
Comunque non andremo a salvare i birmani. Non hanno mica petrolio lì... che ci andremmo a fare? E poi loro che ne capiscono di valori cristiani? Sono buddisti...


Comunque meglio per loro: hanno già abbastanza problemi senza che ci piazziamo lì pure noi a risolverglieli.
E poi c'è anche il "tutto esaurito" al cimitero militare a Kansas, dove li metterebbero gli altri marines?


Certo che poi nemmeno a casa nostra riusciamo a stare in pace 5 minuti.
Facciamo a botte e distruggiamo le città per "puro spirito calcistico"; accoltelliamo madri, padri e figli se ci chiedono di abbassare la tavoletta del water o di non spremere il tubetto del dentifricio dal centro; violentiamo le "amiche" che abbiamo portato a fare l'ecografia fetale; ammazziamo a badilate un bambino che ha la sfacciataggine di piangere perché vuole stare tra le braccia della mamma; e chi più ne ha più ne metta, perché qui noi siamo un paese moderno e avanzato e non ci facciamo mancare nulla.


Per la Festa della Non Violenza mi pare che quest'anno non faremo grosse celebrazioni, premi, cotillon, fuochi artificiali, fischiabotti e tric-e-trac. Passerà in sordina come il compleanno di un settantenne che non vede cosa ci sia più da festeggiare alla sua età.


Perché la Pace è fuori moda quest'anno.


Ah, comunque buon compleanno Gandhi.

venerdì 27 luglio 2007

Meme tu che meme anch'io (battutaccia)

Grazie a Fra e Grimmo per l'invito a questo meme! Cominciamo:

I miei 4 cibi preferiti:

1. Gnocchi e cannelloni (ma come li fa la mia mamma)
2. Paella (l'unica, vera, inimitabile: quella di mia suocera!)
3. Insalatona mista con scaglie di parmigiano (...sempre della mia mamma)
4. Gelato, gelato, gelato e gelato! (...ma non di stranezze come al pomodoro, eh?)

I 4 cibi che mi piacciono meno: CORREGGO CON: I 3 cibi che detesto

1. Cozze e molluschi in genere da uccidere brutalmente masticandoli vivi
2. Aragosta e simili: mai mangiate e mai lo farò. Non cuocio vive le creature di Dio
3. Animali uccisi da cuccioli, vedi abbacchio, maialino, ecc...

Le 4 cose che faccio quando navigo su internet:

1. Cerco belle immagini per ispirare il mio lavoro o per diletto
2. Leggo notizie su Harry Potter (come i maniaci peggiori)
3.
4. Aggiorno il mio blog... ogni tanto... tantissimo purtroppo

4 impieghi che ho svolto nella mia vita:

1. Baby-sitter a un bimbo fantastico che non è più bimbo da un bel po'... ciao Simone!!!
2. Commessa in un negozio di abbigliamento al centro... un incubo
3. Htmllista (leggasi accattiemmellista)
4. Grafico web

4 film che potrei rivedere almeno 4 volte:

1. I giardini dell'Eden
2. Amleto (di Zeffirelli), Molto rumore per nulla, Romeo e Giulietta (di Zeffirelli) - si, mi piace Shakespeare -
3. Monster & Co. ma anche altri della Pixar

4 programmi TV che guardo:

1. CSI Miami, Cold Case e similaria
2. Scrubs - Medici ai primi ferri
3. Anime: Nana, Becks.
4. Dr. House

4 posti in cui vorresti stare in questo momento:

1. La spiaggia di Almuñecar o Salobreña con il mio maritino
2. Granada con il mio maritino
3. A casa con il mio maritino
4. A giocare con Tito, il mio cane

4 persone che mi farebbe piacere rispondessero a questo meme

1. no so... chi passa di qui? :-)

giovedì 28 giugno 2007

L'isteria di noi donne

Ci hanno sempre tacciato di isteria a noi donne, e la cosa peggiore è che se ti trovi a contatto per luoghi periodi con colleghe/amiche/sorelle/mamme finisci per convincertene anche tu. Perché prima o poi ti ci scontri e non sempre per motivi futili.

Ieri vedevo una pubblicità nuova alla tv dove si sottolineava l'importanza di un prodotto per la regolarità giornaliera... dai che avete capito... E in pratica davano tra le motivazioni dei ritardi intestinali il cambio di bagno.
A me questa problematica giungeva del tutto nuova ma non alla persona con cui stavo vedendo la tv in quel momento. Mio fratello infatti affermava che le fanciulle si sentono in imbarazzo quando devono espletare le naturali funzioni di "evacuazione delle zavorre" se nella stanza accanto c'è qualcuno che possa sentire, rumori od odori che siano. A parte il fatto che questo mi fa sentire poco femminile, perché io quel problema non l'ho mai avuto... non vi sto a dire poi che gioia sia sentirtelo spiegare da tuo fratello minore come se stesse spiegando le mestruazioni alla sorellina di 11 anni... comunque, tornando a bomba, le ragazze hanno dunque codesta difficoltà.
Io sono del parere che la vanità si possa sacrificare in nome della salute, indi-per-cui al diavolo la tazza del gabinetto dove siedo: l'unica conditio sine qua non è l'igiene. Però, se mai avessi avuto qualche dubbio, è evidente che non faccio testo perché le donne, quelle vere, hanno PURE questa seccatura.
Ma insomma, ci mancava solo la stitichezza! Non ne avevamo già una quantità di ragioni per essere nervose già di nostro?

Si maschi maschilisti che non siete altro! Pensateci su un attimino.

Vabbhe, incalzare subito col problema mestruazioni è come sparare sulla Croce Rossa. Già la sindrome premestruale che, mi dicono, colpisca "molte" donne (mai conosciuta una senza) ci rende irresistibili per qualche giorno, nel senso che chi ci è accanto a stento resiste a commettere un gesto inconsulto. Ma poi, quando passano 'sti giorni di passione, arriva il clou del problema. Passino gli assorbenti che non ci sono mai quando servono, i vestiti che cambiano taglia, le borse sotto gli occhi come se non dormissi dal '94, una cosa non si sopporta proprio... I DOLORI! Gli stramaledetticheildiavoloseliporti dolori mestruali...
Sfido chiunque ad essere di buon umore quando le normali funzioni del tuo corpo si rifiutano di svolgere correttamente i loro compiti.
C'è inoltre una gamma di fortunate che prosegue ancora per qualche giorno dopo "quei giorni lì" dolori e nervosismi, grazie (...grazie di che?) all'ovulazione dolorosa. Fortunate mortali!

Ma ringraziamo ancora la pubblicità perché ha fatto partecipe anche l'altra metà del cielo di un altro problemino tipicamente femminile: le perdite. Credo che siano state le donne a coniare l'espressione "pisciarsi sotto dalle risate"... Stai lì che ridi come un matta, piegata in due e con le lacrime agli occhi ed ecco che d'improvviso ti irrigidisci perché ti stai lasciando dietro qualcosa che non è autorizzato a lasciare la zona... Ma manco se po' ride!?
E fosse solo quello!!! Gli starnuti? Anche un semplice starnuto può improvvisamente farti passare dal lato degli incontinenti.

Facendo un rapido calcolo su quanti giorni di grazia al mese possa passare una donna,
(sindromePremestruale x 5) + (mestruazioni x 5) + (ovulazioneDolorosa x 3) = 13gg di nevrosi
a cui potremmo aggiungere
(lieve incontinenza x Xgiorni) + (stitichezza continuata e indotta dalla vanità)
...Serve che tiri le somme? Non si capisce per conto proprio che lo strano è vedere le donne circolare per le strade senza kalashnikov?

Maschi, cercate di non provocare la prossima fanciulla con aria seccata che incrocerete in un corridoio dell'ufficio. Se non è in uno di quei giorni lì, sarà comunque innervosita dalla ruga d'espressione da "lavoro del cavolo" che le scava a tradimento solchi di vecchiaia. Quindi starà valutando quale crema antirughe le convenga comprare ora che la giovinezza la sta abbandonando.

In sintesi, non rivolgetele la parola... morde.

mercoledì 6 giugno 2007

Riding on a train (seconda parte)

Riassunto della puntata precedente: Gianni "the bastard inside" si trova a dividere lo scompartimento con un simpatico e (troppo) socievole vecchietto e una ragazza la cui presenza risulta irrilevante e inutile.

[...]
"Ma stavate in pianura?"

Alla fine il fetente che c'è in me si era fatto vivo...
Ma io non sono cattivo, piuttosto ho un dispositivo di difesa un pò troppo sensibile: scatta facilmente al minimo allarme. Quando si intrufola un virus in corpo entrano in azione gli anticorpi, no? Ecco, io ho i globuli bianchi anti-seccature, efficaci contro noia, pianti isterici, logorrea ed un'ampia gamma di seccature assortite.
Il nome scientifico è globuli ignobilorum, anche detti globuli spregevoli.

"Si, stavamo in pianura. Un bel pezzo di terra. Mio padre usciva tutte le mattine..."

Ah... Stai a vedere che il vecchio aveva l'antitodo.
Aveva risposto alla mia ironica domanda con assoluta compostezza e malcelato entusiasmo. Forse la cosa più ovvia da chiedere in quei casi era proprio la condizione del terreno. Non ci avevo pensato.
Non l'avevo molto impressionato a quanto pareva. Di sicuro non gli avevo fatto perdere il filo del discorso. Anzi, l'attenzione della platea lo incoraggiava.

L'avvincente racconto della sua vita continuava senza posa e senza pause; buttavo lo sguardo attorno alla ricerca di una scappatoia. Vediamo... Al bagno? No, è da troppo che non faccio l'antitetanica. Dico che vado a fumare! No... se no per restare fuori il più a lungo possibile è la volta che prendo il vizio.

La ragazza intanto si faceva i fatti suoi, apparentemente ignara della tragedia che si stava consumando, e di sicuro in lei non avrei trovato aiuto. Dovrebbero condannare anche questa come un'omissione di soccorso.

L'attacco di logorrea era a raffica adesso, coglievo solo alcune parole, mamma, patate, fame, ehhh caro mio!, campo, arare, muli... Vacillavo.

"Ma la vegetazione era già spontanea?"

ZAC! I miei globuli spregevoli contrattaccavano con le loro minc---nate.

"Si ma noi si lavorava sodo! Caro mio, non era mica come adesso che le case sono di cemento! Si lavorava nei campi e si arava e mio padre amava mia madre. Una bella coppia. Sa ad esempio i mattoni che c'erano una volta..."

ODDIO! NON POTEVO CREDERCI! UN ATTACCO DI GLOBULI SPREGEVOLI!!!
Era un attacco in piena regola, con le sue incongruenze bastarde e l'ipnosi dell'interlocutore...
Prendo il cellulare in mano e fingo di dover mandare un messaggio importante: questione di vita o di morte. Ma lui, impietoso continua a parlare.
Invio un sms a mia sorella:

Sono sul treno per andare a trovare Maurizio. C'è un signore anziano che è tipo nonno Simpson, mi sta raccontando di tutto. Ho iniziato a interromperlo con interventi idioti, tipo: "Ma stavate in pianura?", oppure "Ma la vegetazione era
già spontanea?" e mi risponde come fossero le domande più attinenti da fare. Poi
riprende. Devo chiedergli se il burro di bufala veniva già pastorizzato con il
butirro.


Bip, bip. Mia sorella risponde:

Digli che quando abitavamo a Roma avevamo una mucca in appartamento ma soffriva troppo e abbiamo dovuto sopprimerla.


He he he, vedi se non sono genetici i globuli ignobilorum! Ma il vecchio la sapeva lunga. Avvertì un altro stralcio del suo monologo: "...ma la casa di campagna era in muratura, eh? Mica di cemento comelefannoadessonononocaroleieeeehssì, mica no, muratura e via! Pedalare! Il cemento costava e mio padre era del 1884..."

"Eh si, che poi la riggiola da esterno è stata adottata molto dopo!"
ZAC, ZAC, ZAC, touche! Nuova linfa vitale scorreva nelle mie vene.
La riggiola! Ma come mi venivano in mente 'ste cacchiate? Mah, forse ha ragione mia madre, a non riposare di più tra un turno e l'altro di lavoro mi si era bruciato qualche neurone.

“E’ che una volta le cose si facevano diversamente, non erano così... Quando ero bambino e mio padre, che era del 1884, lavorava nei campi...”
”Eh, come è vero” lo interruppi “sa per esempio, dove lavoro io, è cambiato tutto. Un mio collega che lavorava con me nel... guardi, le parlo... eh si! Le parlo addirittura del... due... m... ila... quattro! Duemilaquattro! La bellezza di... TRE anni fa!” l’avevo detto con una disinvoltura sfacciata, allungando quell’anno al di là dei suoi 365 sacri giorni, come se il 1884 e il 2007 si distanziassero di una manciata di mesi.Quando il loquace signore scese dal treno, ormai ero soddisfatto. Sorridevo sornione mentre un oooommmmm risuonava al mio interno, il mio io saturo di una calda calma da cannabis.

“Tante buone cose e arrivederci!” Solo se non dovessi avere altra scelta, pensai.
Mentre andavo incontro ai miei amici alla stazione di Capaccio, prendevo mentalmente nota dell'orario di ritorno del gentile vecchietto. Per fortuna il biglietto ce l'avevo per il treno precedente.


(fine)
Tratto da una storia vera
Si ringrazia Gianni, il vecchietto e le ferrovie italiane

martedì 5 giugno 2007

Riding on a train (prima parte)

Qualche giorno fà ho ricevuto un sms da mio fratello in vena di una delle sue goliardate.
Era su un treno per andare a trovare alcuni amici e aveva come compagni di viaggio una silenziosa ragazza e un logorroico vecchietto.
Se fossero i personaggi di un libro di Nick Hornby, credo che il racconto sarebbe più o meno così:

Non è che avessi molta scelta, i treni che partono da Napoli sono talmente affollati che tra i posti a sedere sono contemplate anche le porzioni di moquette del corridoio.Quindi non feci lo schizzinoso quando trovai quel posto vuoto. Un esame veloce per controllare l'assenza di cicche sul sedile (sotto non mi sono certo dato la pena di guardare. C'erano. Sicuro.) e i requisiti essenziali erano soddisfatti. Mi sedetti.


"Buongiorno... Buongiorno..." dissi educatamente alla bella fanciulla del posto accanto e al vecchietto di fronte con un accenno.


La ragazza non era male, bellina davvero. E tentai l'approccio dalla base: "E' libero il posto, no?" "Si si" e sorrise. Ma non andò oltre... L'avrò spaventata? Bho.
Abbozzai la conversazione. Sorrideva. "Si... Io no capire. Scussi."
Non era una timidona e nemmeno le avevo messo soggezione col mio fascino animale, o magari anche, chissà; quello che però le impediva una fluente conversazione era l'ostacolo linguistico.
“Io greca”.

Fatta eccezione per "buongiorno, ciao e spaghetti" per il suo italiano e "kalimera" e kalisera... o kali-qualcosa, non ricordo... e pure mussaca e zazzichi, un repertorio scarso anche per rimorchiare un'aspirante cuoca, le barriere culturali impedivano la socializzazione.


E poi nemmeno mi piaceva...
Già.


Il vecchietto che fino a quel momento non aveva parlato, era rimasto affascinato nell’udire la cittadinanza della ragazza.
Era uno di quei vecchietti che sembrano imbalsamati sul sedile, dall’apparenza innocua, il cui silenzio non è però sintomo di pace interiore, piuttosto di strategia militare: studiano il nemico per capire da che lato attaccare.
Infatti prese la palla al balzo e iniziò a sciorinare le sue conoscenze storiche: “Quindi è greca! Eh, che bella la Grecia... L’antica Grecia! La mitologia, la storia... Conoscerà sicuramente la battaglia delle Termopili. Io le imparavo a scuola, tanto tempo fa’... La storia di Ulisse, Achille e di Troia...”.

Il viso della ragazza era un enorme punto interrogativo e doveva essersene accorto anche l’oratore perché si bloccò: “Ha presente Troia?”
Scussi. Io no capire. No parlo italiano”
“Si, ma Troia...” ma lei continuava a scuotere la testa sgranando gli occhioni, che avevano raggiunto le dimensioni di due padellini.
A quel punto la conversazione/monologo prese una piega più che grottesca. Se qualcuno fosse passato davanti allo scompartimento in quel momento sarebbe rimasto disgustato: un vecchiaccio bavoso che guardava una graziosa giovine dicendole “Troia... T-r-o-i-a... TROIA!” urlando come se le barriere linguistiche avrebbero potuto infrangersi all’intensità del suono. Intanto lei continuava a negare col capo e si vedeva chiaramente che era a disagio.
E se avesse capito il disguido che poteva intendersi tra la città di Ilio e il più antico mestiere del mondo, dubito che sarebbe stata soltanto a disagio.

”Omero... Odissea... La città distrutta…” tentai io soccorrendo la fanciulla in ambasce.
”Ah... Tria!” e noi che abbiamo detto finora?

Adesso sorrideva. Aveva capito. Una frazione di secondo e già era affaccendata in altro. Non voleva lasciare spazi bianchi individuabili al simpatico signore. Si vede che pensasse di aver già dato.


Io a quel punto scelsi il paesaggio come sfondo del desktop. E mentre quello scorreva le orecchie si disconnettevano, un torpore da sonnolenza mi assaliva e le immagini diventavano associazioni mentali... Il verde... La campagna... Un po' di pace... Vacanza...Finalmente qualche giorno di vacanza dopo turni su turni e giorni di intensi mal di testa e incazzature.
Cioè, fosse un lavoro tedioso il nostro capirei pure l'impegno dei colleghi ad inserire nuovi e giovani problemi diari... Ma la noia non è contemplata nel dizionario delle forze dell'ordine. Basta ascoltare i denuncianti per avere stimoli continui. Eh si, perché la gente... no, dico, la gente!! Parliamone! Ce la manderesti a quel paese, e come no! Accanto alla scrivania mi dovrebbero mettere l'inceneritore degli imbecilli: starebbe a tutto regime giorno e notte.
Se non mi prendevo qualche giorno di pausa rischiavo la liquefazione cerebrale.Un pò di chiacchere inutili con gli amici e di sane abbuffate come terapia e...


"Lei fà spesso questa tratta?"
Chi c---o è??? "...Prego?"


L'avevo sentito benissimo ma anche sperato che l'interlocutore, sempre il vecchietto sedutomi di fronte, capisse l'inopportunità del suo intervento, magari prima che io uscissi completamente dalle mie rilassanti/inutili/ovvie/cretine riflessioni.
"Ah, no. No, è che vado a trovare degli amici"
E prima che potessi girare lo sguardo di nuovo verso il finestrino: "Eh questo mondo! Ma dove vogliamo arrivare?"

PER L'AMOR DEL CIELO, NOOOOO! Qualcosa di più originale non c'era proprio da dire? Andava bene anche il buco dell'ozono! Voglio l'inceneritore! Adesso!! Subitooooo!!!
Per un pericoloso attimo il mio istinto di sopravvivenza stava per prendere ilsopravvento: sulla punta della lingua era precariamente aggrappato un "Io voglio arrivare alla stazione di Capaccio dopo Battipaglia. Sul serio, scendo lì."
Ma anche colto di sorpresa non riesco ad essere così bastardo, quindi allungai un sorriso complice appendendolo alla meglio sulle guance e ballonzolai la testa avanti e dietro come se mi mancasse l'articolazione cervicale. Senza fiatare annuivo comprensivo. Eeeeeh già.

Speravo che il mio silenzio lo scoraggiasse. Perché ero in silenzio, è vero, però avevo scritto in faccia "PERICOLO. Non ca-are fuori dal vasetto." in rosso lampeggiante.Ma i conti li avevo fatti decisamente male. Se c'è una cosa che gli anziani amano tanto è qualcuno che li ascolti. Il silenzio è d'oro. Per loro.


"Sa, una volta mica c'erano tutte queste cose... I treni per esempio. Cioè, i treni c'erano ma non così, con le carrozze così e i posti e tutto..."
Sicuro. Saranno stati a pedali. Sorrido. Annuisco.

"Eh..." riprese l'accattivante narratore, "il tempo passa..."
Ah, flalalai. Fa freschino oggi. Se lo dico io non lo dice lui...Sorrido sempre.


E poi la situazione precipitò irrimediabilmente. E non so come mi accorsi che parlava della sua vecchia casa ai tempi della guerra, "quando c'era la fame ma si stava meglio" (ah si?) e senza accorgermene, prima di stabilire il contatto cervello-lingua sparai:

"Ma stavate in pianura?"



(fine prima parte)

lunedì 4 giugno 2007

Scende la pioggia...

"...ma che fa?" Diceva una vecchia canzone.
Dibattito quantomai attuale: ma perché 2 gocce di pioggia paralizzano il traffico di Roma? Ok, non sono state sempre 2 gocce quelle degli ultimi giorni, però la cosa non è chiara lo stesso: cosa ha la pioggia che non va?

La pioggia di città è acida; vero.
Corrode i monumenti; vero. Quanti nasi mozzi di marmorei eroi si vedono al centro? I turisti penseranno a noi come a una città di vandali (e in un certo senso è vero: le piogge acide sono opera nostra).
Non è nemmeno troppo salutare per le piante: una sorsata e, se in un'altra vita non hanno ammazzato nessuno, Iddio glorioso concede loro di appassire in fretta. Di nuovo vero.
Ma percaso corrode anche le caviglie? Fa appassire i capelli? Inacidisce gli animi? ...Si, questo si... Ma la giustificazione al blocco del traffico dove sta?

Quando ero ragazzina e sentivo alla tv che la pioggia aveva bloccato il traffico, immaginavo Trinità dei Monti diventare improvvisamente una cascata di melma; i poveri turisti sorpresi dall'uragano spazzati via e trascinati fin dentro il Tevere; le strade che normalmente percorrevo per andare a scuola allagate, sommerse, cancellate dall'alluvione.
...Sta di fatto che l'unica cosa che poteva venirne di buono da tutto questo, ossia saltare le lezioni per una giorno, non accadeva mai: con gli stivali da pioggia e l'ombrellino trasparente coi disegnini, andavo per mano alla mia mamma alla fermata del 38barrato; l'autobus (molto lentamente, abbastanza da farmi tardare per il cazziatone della maestra) raggiungeva viale Regina Margherita e io arrivavo incolume alle Orsoline di via Nomentana...
E l'uragano che fine aveva fatto? Speravo sempre di non trovarla lì quando arrivavo; speravo un giorno che quell'acqua disastrosa diventasse un oceano, la scuola si sollevasse dalle fondamenta e al telegiornale avrebbero parlato di una nuova scuola elementare delle Orsoline in Uganda o nel Botswana (citazione per i miei avversari a Trivial)...
Ma no! Mai che mancasse all'appuntamento, lì stava!
E allora che sarà stata mai 'sta pioggia se non spazzava via nemmeno una povera scuola indifesa?!

Col tempo ho iniziato a capire che qualcosa non funzionava. L'equazione "pioggia=traffico nel caos" era accettata da tutti come un corollario, come una irrimediabile piaga dell'umanità. "Piove, porca miseria" "Eh si, ci sarà un casino per le strade". E in effetti c'era ma continuavo, cogitando sul sedile dell'autobus, a non capirne il perché.

No, non mi mandate commenti di lunghe e pazienti spiegazioni, ormai ci sono arrivata.
Il problema della pioggia è intrinseco alla sua natura, è che è bagnata... e la gente ha il terrore di bagnarsi!
Povera acqua maledetta e derisa! Innocente, pura (si fa per dire) pioggia fresca, musa dei poeti e vita dei campi!

Deh, romani, non temete! Io son qui per rinfrancar i vostri spiriti.
Rivolgo a voi un accorato appello, cari concittadini!
Le piogge innaffiano gli alluci sporgenti dalle femminee calzature, aggrovigliano i faticosamente lisciati crespi capelli (no no, non mi è venuto in mente perché ci combatto anche io...), rimandano i pic-nic, inumidiscono gli orli dei calzoni MA, cari tutti, non fracicano i cervelli! Non è quello il vostro problema!
Se avrete con voi un utilissimo parapioggia, potete girare in tutta libertà per la città usando i mezzi pubblici: perché tirare fuori dal garage la vostra quinta auto e gettarvi nelle mischia dei pecoroni in fila sulla tangenziale?
Magari, oh voi gentili autisti che ululate i mortacci di colui che segue la fila senza svicolare "tagliando così la strada" al vostro sorpasso azzardato, crederete che uscire di casa su 4 ruote migliori la vostra giornata. Invece quanti e quanti chilometri di fila e minuti di ritardo accumulate, insieme ai litri d'acido dei succhi gastrici?
Se non siete di marmo, romani cari, non avrete danni permanenti dalla pioggia di Roma.

venerdì 1 giugno 2007

Odor di umanità

Adoro quella battuta che fa "Ci si espone a sentire di tutto andando in giro con le orecchie".
Ma anche portare a spasso il naso non è cosa da poco.


Stamattina il treno della F1 Orte-Fiumicino delle 07.59 era più azzeppato di gente del solito. Credo che ognuno a suo modo dovrebbe essere realista e capire che un corridoio largo al massimo 1 coppia di fianchi e mezzo non possa essere popolato da più di 2 persone a sardina (misure standard ovviamente: io con qualcuno a fianco sto comunque scomoda). Inoltre per la legge della fisica della impenetrabilità dei corpi dove è presente un corpo non può essercene un altro, legge non rispettata nei treni dove l'eccezione conferma la regola.
Fisica a parte però, è pur vero che a lavoro dobbiamo andare tutti e tutti tentiamo di non arrivare in ritardo, perciò quando ci ritroviamo sulle banchine tanti quanti i numerosi di Quarto convocati da Garibaldi, si fa tutti un bel respiro e ci si mette l'anima in pace: viaggio tosto.


A quel punto stare a sottiletta è il meno. Il peggio è essere costretti a sniffare i vari odori umani che le temperature dei mezzi pubblici accentuano copiosamente.
Se uno è vestito come un deficente, guardi da un'altra parte; se chiaccherano di cretinate sotto le tue orecchie ti estranei pensando ai fatti tuoi; ma qual rimedio contro gli odori "sgradevoli"? I fazzolettini profumati? I sali? Lavorare di fantasia immaginando che l'odore sia una fragrante zuppa di cipolle?

...Si, con comodo. Aspetto qui che finiate di vomitare...

Finito? Dicevo, che soluzione c'è? Io temo nessuna.
Chi dei mezzi pubblici ne ha sentito parlare solo al tv in occasione degli scioperi, chiaro che non possa capirmi. Però chi è abbonato Metrebus come me non può che essere solidale...


L'odore di sudore non è però l'unico sgradevole. Al mattino, ringraziando Iddio, il succitato problema non è percepibile come nelle ore più calde della giornata, dopo una copiosa sudata da stress-anti-boss e nervi da very-bastard-client.
Al mattino, al contrario, fanciulle e signore improfumate ti sfilano sotto il naso, e per alcune ogni passaggio è come un urlo in un orecchio: mi riferisco alle abluzioni profumate dei rituali mattutini femminili. A volte, anche nel loro essere malsane, si tratta di fragranze discrete: muschio bianco per esempio, o altri miscugli di essenze dai nomi esotici come blu oceano, verde prato, passion cetriol e via discorrendo.

Ma la vaniglia... ODDIO LA VANIGLIA!!!!
Mica che non mi piaccia eh? Ce l'ho anche io e lo trovo un piacevolissimo profumo, anche se lo preferisco su una torta. Pero secondo me dovrebbero dare un patentino per l'uso dei profumi alla vaniglia. La annovererei tra le armi bianche, perciò necessiterebbe per lo meno di un vademecum. Già mi immagino il titolo del manuale: "Guida all'uso consapevole della vaniglia. Il dolce che uccide".


E da quell'odore mica ti estranei poi! Ti si poggia nel naso e ti fa pure venire la fame da cornetto, ti distrae dai propositi di dieta, ti segue fino a lavoro, quando crolli urlante per i crampi alle 11.30 supplicando un morso di plum-cake.

La vaniglia è universalmente riconosciuta come un profumo sensuale, carico di promesse... Ma non è chiaro se così gli uomini li ammaliamo (voce del verbo ammaliare, non ammalare eh?) o se li prendiamo per la gola...

giovedì 31 maggio 2007

La lista del divano

Mi capita spesso, molto spesso, di sparire dalla circolazione. Non è mica una decisione presa a tavolino, del tipo che mentre stringi la mano a qualcuno e dici "arrivederci eh? fatti sentire presto" pensi "o anche mai", e sostituisci il nome sul cellulare con "NON RISPONDERE".
No no.
...Non sempre quantomeno.

Davvero. La quotidianità mi trascina. Non che mi lamenti del trantran giornaliero: mi piace fare la mogliettina e lavorare mi serve, guai se non ci fosse.
Però succede che arriva sera e mentre sto sul divano (un po' sfinita e un po' insonnolita) penso che non sento Tizio da tempo e di Caio ho perso le tracce, e mi piange il cuore.

Ieri ho sentito uno di questi amici, uno dei Tizi non dei Caii, nel senso che so dove rintracciarlo ma che stava nella "lista serale del divano" da tempo senza la casella di spunta segnata. E ieri l'ho spuntata.

Io detesto quelli che spariscono esattamente come me e poi, che sia io a chiamare o loro, dicono: "Certo che sei proprio una bella amica! Non ti sei fatta più sentire!".
...Nessuno con un briciolo di buon senso, ma soprattutto con una vita privata qualunque, cazzia il prossimo su questo argomento: cos'è, hai la colf che ti sistema casa mentre ti gratti i gioielli di famiglia sul sofà? Lavori nei ritagli di tempo libero? Ordini pizze le sere pari e cinese quelle dispari? Non dormi? Non caghi? Non ti lavi? (sul lavarsi magari ci sarebbe da pubblicare un post a parte)
O magari stai talmente sulle palle al prossimo al punto da ritrovarti a tu per tu con la televisione tutte le sere, unico focolare domestico ad attenderti?

L'amico carissimo che ho sentito ieri non è da annoverare nella categoria succitata: anzi, si è scusato per essere sparito e facevamo a gara al telefono a chi si scusava di più. Nessuna pippa mentale sul perché non ho più scritto/chiamato/messaggiato ecc... Nessuna giustificazione da inventare sul lungo periodo di latitanza ("Avevo un herpes contagiosissimo").
Non c'è dubbio: è tra quelli che sento più volentieri, anche se purtroppo di rado.

Mi infastidisce sentirmi dire dall'altro capo del telefono o leggere per e-mail quanto sono stronza per non aver anticipato la tua chiamata: ma che mi chiami a fare se poi dopo che ti ho risposto ti rode pure il chiccherone? Lascia che ti chiami io, tra un anno o anche 10, e prenditi il gusto di sentirti coccolato, pensato, amato... ma non ammorbarmi!!!!

Nella lista del divano ho un sacco di nomi: alcuni spero di spuntarli presto.

mercoledì 30 maggio 2007

Letture serali

Mi piace molto leggere prima di dormire. Dalla lettura che faccio spesso dipende la serenità del mio sonno: libro o capitolo di libro allegro, sogni tranquilli, viceversa incubi. Si, non è solo questione di libri ma qualcosa di sereno prima di dormire può essere un'ottima camomilla per lo spirito.

Dato che in questo periodo sono già agitata di mio (ne è prova il gatto posseduto dell'altra notte), evito come la peste libri impegnati, tristi, complicati ecc...
Dopo aver riletto per la seconda volta i 6 libri della saga di Harry Potter, in attesa del settimo che per l'impazienza ho ordinato in inglese, ieri sera non sapevo cosa prendere dalla nostra libreria.

Per inciso, prima che arrivino commenti che comunque cestinerei: accetto critiche sulla mia passione per la saga della signora Rowling solo da chi i libri li ha letti. Per tutti gli altri: si, sono un'inguaribile bambina, un'infantile, una malata di fantasie, una pazza da rinchiudere, una traviata dalle mode (ma questo già è offensivo) e tutte le cose ovvie e scontate che vi vengono in mente. E se i vostri commenti scivolassero sul volgare, Iddio vi moltiplichi ciò che mi augurate. Chiusa parentesi.

Dicevo quindi che ero in ambasce per la scelta della lettura serale. Quando stavo per andare a coricarmi sconfitta, il mio sempre opportuno marito mi dice: "Leggi Non buttiamoci giù."
Ok. Diego apprezza molto Hornby, ha amato molto più di me About a boy, e mi è parsa un'ottima scelta: leggero ma impegnato tra le righe. Una lettura piacevole e non inutile. Mi piace. Lo prendo e mi infilo nel letto.
Avevo però fatto male i conti con la stanchezza: dopo una sola pagina, peraltro resami incomprensibile dal sonno incombente, ho spento la luce.

Stamane sul treno ho ripreso la lettura, da capo visto che avevo iniziato male, e mi sono accorta che la storia ruota attorno a 3 personaggi conosciutisi in bilico su un tetto nel tentativo di ammazzarsi... tetto... cornicione... buttarsi... come il mio sogno del gatto!
Allora mi sono rivolta a Diego e gli ho detto: "Non avrai pensato che il sogno riflettesse una volontà suicida spero... E' per quello che mi hai dato questo libro?"
Si era preoccupato davvero...

...Comunque il libro è notevole eh?

Condizionati dall'aria

La detesto.

Ricordo con nostalgia le estati afose e appiccicose di sudore, quando mangiare i ghiaccioli aveva senso perché faceva tanto caldo. E quando bevendo un bicchiere d'acqua vedevi evaporarla dai pori che ancora non era scesa nello stomaco.
Bei tempi... Già...
Si stava meglio quando si stava peggio!

Ormai l'aria condizionata condiziona le nostra esistenze. Supermercati, negozi, la si trova perfino nelle case di amici che ti mostrano orgogliosi la loro trappola artica e dicono, con occhi brillanti d'affetto: "Non è bellissimo?"
E in ufficio. Non un ufficio qualunque. Un open space (in inglese suona meglio. Stanzone grosso grosso con tavoli sembra brutto, no?) con scrivanie a castello, una folla che sembra Ostia a Ferragosto e tutti, tutti, tranne te e un'altra compagna al duolo, che soffrono il caldo come fosse Ostia a Ferragosto.

L'aria condizionata è tenuta a temperatura "anta del frigo aperta", mentre i bocchettoni che la soffiano fuori, "che sono a norma eh?" insiste il tecnico, spifferano crudeli dove più fa male: pare che li conoscano tutti i nostri punti deboli, 'sti figli di una gran... meretrice!
L'aria gelida si infiltra sotto i pietosi maglioncini (si può andare in giro con la lana a fine maggio?) colpendo senza pietà le già martoriate ossa della mia cervicale e le sensibili corde vocali della gola di Paola.
Tutto questo perché c'è chi ha caldo... tanto caldo... così tanto che mi immagino vederli liquefarsi fuori dalla porta di casa ad agosto: shhhhh... di loro rimarrebbe solo un'acquetta un po' densa e appiccicosa. Gli ci vorrebbe un ricovero alla Daikin nei mesi estivi.

...Sogno ad occhi aperti il nostro open space svuotato dai calorosi colleghi, tutti sciolti sui marciapiedi di Roma. L'aria condizionata staccata, sradicata dal muro, mandata in corto circuito e i bocchettoni lanciati sotto un TIR in corsa sulla Tuscolana...

Lo so, sono una romantica sognatrice...

martedì 29 maggio 2007

Meteorologia spiccia con catastrofi ambientali

Tempo da lupi oggi, anche se non tutti i mali vengono per nuocere: oggi non devo annaffiare l'orto.

Però, con l'acqua che sta scendendo dalle cataratte del cielo oggi, non solo annaffiamo gli orti ma pucciamo anche gli stinchi nelle pozzanghere o, ma questo potrebbe essere inserito come attività sportiva, giochiamo a "evita la doccia": allegro gioco a squadre, pedoni contro stronzi al volante, che consiste nell'evitare di passare ai bordi delle strade se non si vuole finire sotto le onde anomale delle auto in corsa. Ma questa è un'altra storia.

Quello che stamane mi ha riscosso dalla sonnolenza è stato il discorso di alcuni passeggeri, attempati e non, dell'autobus 85, che commentavano questo tempo pazzo.
Dal tono però non sono riuscita a capire se fossero preoccupati o avessero solo trovato un banale argomento di conversazione, qualcosa del tipo: "da quando hanno messo l'ombrello spaziale, non piove più!" e similaria (citazione da uno spettacolo di Marchesini-Lopez-Solenghi).
Dicevano che queste stagioni non sono più come quelle di una volta, non si distinguono più gli inverni dalle primavere. E la pioggia poi! Mica ha piovuto quando doveva e adesso, signora mia, guardi un po' lei: in barca tocca muoversi! Eh si... l'abbiamo distrutto questo mondo...

...Mi sono chiesta se lo pensassero davvero, se la preoccupazione che si immaginava nell'uso delle loro parole fosse autentica.

Io si, sono preoccupata. Non di quel genere di preoccupazione che ti fa costruire i bunker sotto casa, piuttosto quella che fa fare la raccolta differenziata, diminuire gli sprechi d'acqua, gli scarichi inquinanti, considerare l'idea delle energie alternative come i pannelli solari sul tetto, cercare i prodotti equo-solidali al supermercato, non comprare cosmetici sperimentati sugli animali. Quel genere di preoccupazione che ti fa "muovere il culo" per esprimerla in un unico colorito concetto. E sono più che certa che questo basterebbe se lo facessimo tutti.

Ma siamo più preoccupati o più pigri?

Incubi e gatti

Mi sa tanto che gli incubi che faccio dovrei sfruttarli come soggetti per film o novelle brevi.
E almeno sarebbero utili a qualcosa, invece di avere l'unica funzione di non farmi riposare la notte.

Soggetto principale dell'ultimo mio disturbo notturno: un dolce, innocente micino. Si, certo, prendetemi per il culo. "Ah, che visione orripilante!", "Ma sei riuscita a riaddormentarti o il muso del gattino ha inseguito i tuoi occhi sbarrati nel buio?", "Io sono allergico ai gatti!". Vi ho anticipato.
Comunque non c'è nulla di più orribile di un esserino innocente che si tramuta in mostro, sapete? (E chiuso l'argomento)

Notte (e come te sbaji). Freddo e pioggia (...da copione). L'orlo di un cornicione, il vuoto di almeno tre piani. La sensazione che buttarsi sia la cosa giusta, non la fine ma il cambiamento che ci voleva. Un gattino nero e bianco arriva e si piazza proprio sotto di te.
"Maaao", che tradotto è "Vieni con me". Aspetta, devo pensarci su un minuto... Certo però che sei carino... Quasi quasi...

Il micino vuole convincermi fino in fondo. E quindi, volendo forse parlarmi a tu per tu, all'improvviso levita... E mentre sale su mi fissa con gli occhi luccicanti (che di per sé non sarebbe diabolico, perché succede a tutti i gatti la notte, ma fa cagare in mano se il felino suddetto sta volando) e parla, non fa miao come tutti i ca**o di micini educati e che si rispettino, parla lo stronzo! E mi dice: "Vieni, buttati, staremo insieme". E certo che vengo! Mo' si che m'hai convinto! Ero in dubbio perché avrei potuto sfracellarmi ma, porca miseria, adesso sto tranquilla!
E mentre sale fino all'altezza della mia faccia sento la paura, quella vera, e mi chiedo cosa sia la bestia che ho davanti... e buttarmi resta affascinante anche solo per non vedere il gattaccio rognoso che non miagola, parla....

Mi sono svegliata col vento che ululava fuori, la cui assenza sarebbe stata una mancanza imperdonabile in un momento simile, e ho pensato: il prossimo gattino che vedo lo bastono.

...Per fortuna dei gattini del mondo amo gli animali, vermi compresi.

Forse Poe faceva i miei stessi sogni.